Alle bambole, Beatrice ha sempre preferito i floppy disk. “Tutta colpa di nonno Antonio, ingegnere aerospaziale appassionato di informatica. Da piccola passavo molto tempo con lui. Seduta sulle sue ginocchia, smanettavamo sul pc oppure facevamo giochi di logica. Mi manca molto.” Ora che Beatrice Occhiena si è fatta grande, nonno Antonio sarebbe orgoglioso: a vent’anni è al suo secondo anno di Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino, con la media del 29.

“Sembra facile a dirsi, ma sono una persona che si deve applicare. Non ho il colpo di genio, solo tanta costanza,” minimizza Beatrice. “Io, invece, in seconda elementare non riuscivo a imparare le tabelline,” si inserisce Rania Zaed, anche lei ventenne. Rania, con l'hijab che le incornicia un grande sorriso, è al secondo anno di Ingegneria Matematica al Politecnico di Milano con il massimo dei voti.

Rania Zaed, una delle vincitrici della borsa Women in Innovation di Amazon, davanti a un'insegna del politecnico di Milano
Rania Zaed, una delle vincitrici della borsa Women in Innovation di Amazon
Beatrice Occhiena, una delle vincitrici della borsa Women in Innovation di Amazon, davanti al Politecnico di Torino
Beatrice Occhiena, la vincitrice del Politecnico di Torino
Rania Zaed, in posa a braccia conserte in un chiostro del Politecnico di Milano
Beatrice Occhiena, sorridente, nel centro di Torino

Una borsa di studio per sostenere l’innovazione al femminile

Beatrice e Rania sono le due vincitrici della borsa di studio Women in Innovation (Donne nell’Innovazione), promossa da Amazon e rivolta alle studentesse universitarie più meritevoli impegnate nell’ambito delle discipline STEM (l’acronimo inglese sta per Science, Technology, Engineering e Mathematics – scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). La borsa garantisce alle vincitrici, selezionate in base a criteri di merito e reddito, un supporto economico annuale pari a 6.000 euro per la durata di tre anni, e il sostegno di una mentore scelta tra le manager di Amazon con cui confrontarsi. Il programma è stato attivato per la prima volta nel 2018 in collaborazione con i politecnici di Milano e Torino per sostenere percorsi di studio e di carriera nel campo dell’innovazione e della tecnologia. Tre nuove borse saranno assegnate il prossimo anno, estendendo l’iniziativa anche all’ateneo di Roma 'Tor Vergata'.

Tra le tante domande presentate quest’anno, l’hanno spuntata Beatrice e Rania. “Ho utilizzato parte del denaro ricevuto per pagare i libri, l’abbonamento ai mezzi, la mensa e un pc nuovo, il mio aveva dieci anni,” racconta Beatrice. “Esattamente come me” le fa eco Rania. “Ma ho anche in programma un corso di perfezionamento dell’inglese.” “Io invece ho puntato sulla palestra. Com’è che dicono? Mens sana in corpore sano.” sorride Beatrice. Questa borsa di studio rappresenta una soddisfazione enorme per entrambe, in un campo dove la presenza femminile è spesso ai minimi termini. “Siamo in poche, ma siamo brave quanto i compagni maschi, anzi... forse anche di più,” rispondono all’unisono, come amiche di lunga data. “E pensare che prima di questa borsa di studio non ci conoscevamo.”

Due storie, la stessa tenacia

Beatrice e Rania non potrebbero essere più diverse. Beatrice è nata e cresciuta in una grande città, Torino, con mamma insegnante di lettere e papà tecnico informatico della Rai. Rania invece vive a Mozzate, un paesino in provincia di Como, mamma casalinga e papà proprietario di un autolavaggio. “I miei genitori sono emigrati dall’Egitto 30 anni fa e hanno puntato tutto su noi figli,” racconta Rania. “Ho due fratelli che stanno per laurearsi, rispettivamente in economia e in medicina. Fin da quando eravamo piccoli, i miei genitori hanno insistito perché studiassimo: assicurarci una buona istruzione è stata la loro missione, hanno fatto mille sacrifici.”

Rania ce la mette tutta, è brava a scuola e dopo le medie sceglie di fare il liceo classico: “Mi ha permesso di scoprire le fondamenta della cultura italiana ed europea, che ancora non mi appartenevano completamente.” Sui banchi del liceo, Rania ha una folgorazione. “Mi sono innamorata dei numeri grazie al mio professore di matematica, il primo a incoraggiarmi, assieme alla mia famiglia, quando ho deciso di iscrivermi a Ingegneria, mentre tanti cercavano di dissuadermi da una scelta che non era ‘da ragazze’.” Ma la strada è in salita. “Ero più indietro rispetto ai miei compagni di corso che venivano da studi scientifici. Non ho mollato: ho studiato ogni giorno finché non mi sono messa in pari.” In pari, e anche qualcosa in più: oggi Rania è una delle studentesse più brillanti del suo corso e, domani, sogna di lavorare nel campo della finanza.

Le mentori, come sorelle maggiori

Women in Innovation: le mentori, come sorelle maggiori

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“Ha tutte le carte in regola” dice la sua mentore, Stefania Vele, 36 anni, Manager Vendor Services ad Amazon. “Di Rania mi ha colpito la determinazione con cui segue i propri obiettivi e il fatto che non abbia paura di lavorare per raggiungerli,” spiega. “Mi ha ricordato me stessa qualche anno fa: condividiamo la stessa passione per i problemi complessi e una serenità di fondo nell’approcciarli.” Rania conferma: “Mi sono sentita compresa nel profondo da Stefania. È una donna forte e realizzata nel lavoro, ma gentile e disponibile, di grande ispirazione.”

“Ciò che mi piace della mia mentore è il suo saper essere risoluta senza apparire superba. I suoi consigli sono preziosissimi per me, come quelli di una sorella maggiore,” continua Beatrice parlando di Ilaria Zanelotti, 39 anni, a capo del Marketplace Italia di Amazon. “Beatrice non ha bisogno di molti consigli, io servo poco,” sorride lei: “Ha le idee chiare sul percorso che ha deciso di intraprendere.”

Il futuro è un’equazione perfetta

Già, Beatrice, cosa farai da grande? “Qualcosa nel campo dell’intelligenza artificiale, sono una nerd totale,” dice. “Una nerd con la passione per la musica anni Ottanta, i fumetti giapponesi e lo shopping... studio permettendo, però: come ho già detto, mi devo applicare.” In realtà, anche per Beatrice non sono mancati i momenti no: “A 14 anni avevo scelto gli studi classici, ma non mi trovavo bene. Ero disperata, pensavo di non poter rimediare. Mia madre mi ha fatto capire che tutti possono sbagliare, l’importante è rialzarsi e ricominciare,” ricorda Beatrice. “Anche a lei era successo: si era iscritta a fisica, per poi rendersi conto che la sua vera passione era la letteratura, così ha cambiato facoltà. Lei per me è un modello.”

“Mia madre è la mia migliore amica,” sorride Rania. “La stimo moltissimo. È una donna forte e saggia. Mi insegna ad apprezzare le piccole cose, ad affrontare con serenità e coraggio i problemi e ad essere paziente perché, come dice lei, ci vogliono tempo e dedizione per raggiungere il successo.” Dove si vedono tra dieci anni le due borsiste? “Realizzate nel lavoro e con una famiglia,” rispondono senza esitazioni. La formula della felicità, a quanto pare, è un’equazione perfetta tra mente e cuore.