“Siete pronti per il nostro ‘effetto glitter’? Questo è un posto magico: chi entra qui ne esce ricoperto di polvere luccicante, come in una fiaba”. Lucia Zerman, 63 anni, gli occhi scuri e intensi da ragazza, fa strada nella sua La Fucina dei Miracoli, azienda veronese che produce le maschere tipiche della tradizione veneziana. Ci si muove tra contenitori di brillantini di tutte le nuance, cristalli dalle mille forme, piume sontuose, tempere e vernici che decoreranno le sue creazioni. Piccoli capolavori di artigianato che hanno vestito i volti di principesse arabe, star hollywoodiane e personalità della cultura, della musica e della politica. “Pensate a un big e sicuramente ha indossato una nostra maschera”, spiega la figlia, Anna Della Croce, 32 anni, un viso da film francese e modi schietti e dal retrogusto morbido come l’Amarone, il vino tipico della zona, e comproprietaria di questa azienda al femminile.
Le ragazze che vogliono fare le imprenditrici non devono avere paura e accettare la sfida: noi donne siamo forti e maestre nel risolvere i problemi.
La storia di un’azienda e di un grande amore
“Pensare che mamma ha studiato ragioneria e faceva l’impiegata! Poi, però, si è innamorata di papà”, continua Anna. Perché La Fucina dei Miracoli è la storia di un’azienda, ma anche la storia di un grande amore. “Quando ho conosciuto Lucia, che era ed è la più bella ragazza di Verona, lei lavorava in Comune”, spiega Vincenzo Della Croce, 75 anni, fondatore de La Fucina. “Abbiamo lasciato i rispettivi partner e siamo andati a vivere in una casa dove non avevamo neanche il letto, solo il materasso”. All’epoca Vincenzo era un attore apprezzato in città. “Dovevo mettere in scena una commedia del Goldoni ma non trovavo maschere che mi piacessero. Così me le sono costruite da solo”. Le sue creazioni vengono notate a teatro dalla proprietaria di un negozio a Venezia, che gliene commissiona un migliaio. “Vanno a ruba in un giorno”. Ma Vincenzo ha bisogno di qualcuno che disegni e decori i modelli. Allora lo propone a Lucia. “’Mi butto’, mi sono detta. Del resto, se Vincenzo avesse fatto scarpe, avrei imparato anche a fare quello. Lui ha tirato fuori da me la mia vena artistica, che non sapevo di avere”. È il 1975: nasce La Fucina dei Miracoli.
Una bottega artigianale che diventa vetrina on line sul mondo
Sono anni di grandi successi, tutti vogliono le loro maschere decorate con gli strass, le passamanerie, le piume e il pizzo. Poi, la crisi: “Nel 2008 per un anno non suona il telefono”, ricorda Lucia. “È terribile, in azienda non c’è nulla da fare, ogni mattina Vincenzo ed io ci guardiamo in faccia chiedendoci: ‘E adesso?’. Ma non ci arrendiamo: in cinese la parola crisi ha anche il significato di opportunità. Un amico ha un laboratorio che fa bassorilievi su lastre di metallo. Una lastra rimane troppo tempo nell’acido e si trafora. Vincenzo la vede e ha un’illuminazione: perché non utilizzare questo sistema per creare un nuovo tipo di maschera?”.
L’idea è vincente: “Riempiamo il camper e andiamo a bussare a tutti i negozi di lingerie del Nord Est”. Questo modello intrigante conquista il pubblico e gli affari riprendono. Poi Vincenzo si ritira e passa il testimone alla figlia Anna che, dopo una laurea in giornalismo, sente, fortissimo, il richiamo per “il mondo delle fate, come lo chiamo io. Sono cresciuta in quest’ambiente onirico, dove l’immaginazione diventa realtà”. Anche i sogni, però, vanno aiutati. “Quando sono entrata in azienda ho capito che avevamo bisogno di una svolta digitale. L’incontro con Amazon è avvenuto nel 2016. Noi fino a quel momento eravamo eminenze grigie del settore, producevamo per terzi. Con Amazon ci siamo proposti come venditori diretti al grande pubblico”. La Fucina dei Miracoli trova spazio nella vetrina Made in Italy di Amazon, che raccoglie il mondo dell’eccellenza dei prodotti italiani. “Ora le nostre maschere arrivano in Australia, in Asia e in America e il 10% delle nostre vendite avviene online. Di Amazon apprezziamo la rispettabilità: è un canale di cui ti puoi fidare, sia come venditore che come cliente”.
Una tradizione che risale al 1300
Tanti i prodotti amati dai clienti de La Fucina, dalle maschere in cartapesta come complemento d’arredo a quelle da indossare, in metallo e dai nomi evocativi: ‘Fortuna’, ‘Dea’, ‘Ricciolo’. Una fascinazione che affonda le radici nel 1300. “I nobili le indossavano per motivi di privacy, per non essere fermati per strada”, racconta Vincenzo. “Poi c’era anche un uso furbetto: la moglie che tradiva il marito con una maschera non era perseguibile dalla legge, non lo aveva riconosciuto”. La maschera come strumento per celare la propria identità. “Oppure un mezzo per scoprire aspetti inediti di sé”, spiega Lucia. “Rende liberi come quando si lascia a casa il cellulare”, aggiunge Anna. Lucia e Anna, madre e figlia. Lucia è la mente creativa dell’azienda, Anna il braccio digitale. “Complementari e complici”, sorride Lucia. “La nostra forza è essere unite, avere la massima fiducia l’una nell’altra”, conferma Anna, che ha un messaggio da condividere: “Le ragazze che vogliono fare le imprenditrici non devono avere paura e accettare la sfida: noi donne siamo forti e maestre nel risolvere i problemi”. Senza dimenticare quel tocco di glitter, che non guasta mai.